Nuovo lockdown: come le misure influiranno sulla nostra economia.
In un’epoca storica ancora di grande incertezza, c’è un punto sul quale tutti sembrano d’accordo: l’Italia non può permettersi un nuovo lockdown. Come abbiamo visto anche nel nuovo DPCM, al momento l’ipotesi quarantena nazionale sembra alquanto remota ed improbabile.
Sta di fatto che anche l’eventuale inasprirsi delle restrizioni comporterebbe conseguenze poco incoraggianti per la nostra economia, a partire dall’inevitabile calo del PIL. In particolare, qualora le misure restrittive dovessero essere prolungate per tutta la durata della stagione invernale, l’inevitabile diminuzione dell’esportazione di beni e servizi causerebbe una frenata anche alla crescita del Prodotto Interno Lordo nel 2021.
In termini semplici ma allo stesso tempo realistici, una nuova recessione economica sarebbe inevitabile nel caso in cui il Governo dovesse optare per un nuovo lockdown esteso a tutta la popolazione nazionale. Il percorso di ripresa slitterebbe al 2022 o al 2023.
Se, invece, guardiamo allo scenario più favorevole, il debito si ridurrebbe nel 2021 al 155,6% in confronto al 158% di quest’anno, e poi al 153,4% nel 2022. In ogni caso, sarebbe necessario non meno di un decennio per tornare ai livelli pre-Covid (circa il 135% del Pil).
Per il 2020 il Centro Studi di Confindustria ha stimato un calo del PIL attorno al 10% ed una parziale ripresa nel 2021, attorno al 4,8%. Affinché l’economia italiana possa risollevarsi, la dinamica del PIL andrebbe quantomeno portata all’1,5%. Questo è, infatti, il valore medio annuo registrato nei dieci anni precedenti l’inizio della grande crisi economica.