Il prestito partecipativo: cos’è e a chi si rivolge. Scopri tutto sul finanziamento partecipativo e sui prestiti partecipativi scritture contabili.
Prestito partecipativo: definizione
Il prestito partecipativo è una forma di finanziamento a medio-lungo termine concessa alle imprese e che si basa sull’impegno da parte dei soci dell’azienda ad aumentare il capitale proprio
I prestiti partecipativi sono finalizzati ad aiutare l’impresa ad effettuare investimenti o ristrutturazioni aziendali e a realizzare programmi di innovazione e sviluppo.
L’azienda che ottiene il finanziamento dovrà, poi, versare alla banca non soltanto il capitale comprensivo d’interessi ma anche una percentuale ricavabile dall’utile netto dell’impresa. In particolare, un’impresa che realizza utili non molto alti sarà tenuta a restituire il prestito con interessi altrettanto bassi. Il discorso opposto vale per l’azienda che, alla scadenza del finanziamento, porta a termine utili di elevato valore. In questo caso, infatti, gli interessi saranno sicuramente più alti.
Dunque, esistono due tipologie di prestiti partecipativo. Il primo prevede una tipologia di rimborso rateale. Con la seconda formula, invece, è la banca a partecipare al rischio dell’impresa. L’istituto erogatore diventa, dunque, una sorta di socio dell’azienda. I soci, invece, possono, in tal modo, aumentare la propria quota partecipativa al capitale dell’azienda di cui fanno parte.
Caratteristiche del finanziamento partecipativo
Attenzione ad alcuni aspetti particolari. Chi eroga il finanziamento partecipativo deve fissare dei tassi di remunerazione sia minimi che massimi. E’ questo l’unico modo per tutelare sia l’istituto erogatore che la società finanziata.
Un’altra caratteristica di questa tipologia di prestito è la seguente. Il debito può essere trasformato dall’azienda in capitale sociale. E’ una fattispecie appositamente prevista dalla normativa.
Diamo, a questo punto, uno sguardo proprio alla normativa relativa ai prestiti partecipativi. E’ necessario prendere come riferimento l’articolo 35 della legge 317 del 1991. Tale articolo stabilisce che i prestiti partecipativi non possono protrarsi per un arco di tempo inferiore ai quattro anni. Possono durare fino ad un massimo di dieci anni.
Le garanzie che l’ente finanziatore richiede sono di tipo personale o collettivo (fideiussioni bancarie, di soci o di terzi). Il piano di ammortamento prevede rate trimestrali oppure semestrali.
A chi si rivolge
Il prestito partecipativo si rivolge sostanzialmente alle Piccole e Medie Imprese. Tali aziende devono essere costituite in società di capitale ed essere iscritte nel Registro delle Imprese.
Ma quali tipi di imprese possono accedere ai finanziamenti partecipativi? Le imprese che operano nei servizi alle aziende oppure nei settori manifatturiero, del commercio o delle costruzioni. Le imprese attive nelle attività finanziarie, nel gioco d’azzardo, nel tabacco, in attività dannose per l’ambiente, nella sperimentazione di animali vivi e nelle attività relative allo sviluppo immobiliare.
Prima di concedere il finanziamento, la banca è tenuta ad accertarsi delle condizioni dell’azienda da finanziare. E’ necessario valutare lo stato di salute dell’azienda, sia dal punto di vista economico che finanziario. E’ una valutazione fondamentale perché permette all’ente erogatore di comprendere la reale capacità di rimborso del prestito. Le imprese in difficoltà, in stato di insolvenza o di liquidazione, non possono ottenere il prestito partecipativo.
Pro e contro del prestito partecipativo
Il prestito partecipativo presenta diversi vantaggi sia per l’azienda che per i soci. Quest’ultimi hanno la possibilità di dilazionare il pagamento del prestito. L’azienda, invece, ottiene sin da subito le risorse necessarie per portare avanti le proprie attività.
Gli svantaggi sono rappresentati da tempistiche di erogazione spesso molto lunghe. In Italia, inoltre, è una forma di prestito ancora poco sviluppata.